Pluto Progetto Fauna onlus

Pluto Progetto Fauna onlus, costituita nel 1991, è una onlus che si occupa di tutelare gli animali abbandonati e prevenire il randagismo. Responsabile della gestione del Rifugio Pluto House sino al marzo 2007, oltre ad aver provveduto all'intervento, cura, mantenimento e affidamento di oltre 6500 animali abbandonati, si occupa da sempre della promozione delle adozioni, della prevenzione degli abbandoni, dell'incentivazione delle sterilizzazioni, della salvaguardia delle colonie feline. Opera anche a livello preventivo, attuando campagne di sensibilizzazione e informazione nelle scuole di ogni ordine e grado e organizzando eventi formativi per i cittadini. PER INFORMAZIONI 347.8439127 plutohouse@hotmail.it

venerdì 18 giugno 2010

traffici e vivisezione

L'ADIGE 10 GIUGNO 2010
Segnalazione di un europarlamentare Pdl: in una stalla canile abusivo
Traffico di randagi, trentino sotto accusa
Esposto in Procura: - Cani venduti all'estero.-
Marica Viganò

Una vecchia stalla nelle campagne fra Trento e Rovereto utilizzata periodicamente per rinchiudere cani randagi destinati alla Germania. Lì arrivava un camion con le bestiole e le scaricava per una sosta di massimo 24 ore. Per alcuni "bastardini" raccolti soprattutto nel sud
d'Italia, per quelli più deboli, vecchi o sofferenti per il lungo viaggio, quella stalla era anche l'ultima tappa del viaggio verso il nord: fra oggi e domani le ruspe inizieranno a scavare nei campi per verificare se vi siano carcasse di animali sotto terra, se qualcuno - un nome che è già nelle mani degli inquirenti - abbia ucciso gli animali malati o "difficili" e, a scopo di lucro, e non per un semplice favore, abbia tenuto per qualche ora le bestiole destinate ai canili della Germania. Le accuse - pesantissime - nei confronti di un uomo di origine straniera e residente in Trentino sono contenute nell'esposto depositato alla procura di Rovereto e di Bologna dall'europarlamentare del Pdl Sergio Berlato, che si è avvalso della consulenza
dell'avvocato Massimiliano Bacillieri, dell'ononimo studio legale bolognese specializzato nel diritto degli animali. Una documentazione corposa è stata consegnata nei giorni scorsi ai carabinieri di Rovereto. Secondo quanto ricostruito dall'europarlamentare, in Italia
ci sarebbe una tratta clandestina e illecita di randagi raccolti soprattutto nel sud Italia e destinati all'estero, un traffico di cani gestito anche da associazioni animaliste che propongono, spesso
attraverso siti internet, le adozioni a distanza. Tutto sarebbe partito dalla denuncia di una donna della provincia di Milano che per un anno ha sostenuto a distanza un cane che, in realtà, non era nel canile a cui mandava il denaro ma si trovava in Germania. Dunque un cane "fantasma" che comunque beneficiava delle sovvenzioni che i comuni italiani riservavano agli animali nei rifugi e anche delle sovvenzioni della Comunità Europea e che sarebbe stato venduto e portato all'estero secondo la documentazione raccolta. - In Germania un meticcio preso da
un canile ha un prezzo - spiega l'avvocato Bacillieri - viene acquistato a 50 euro dall'Italia o dalla Spagna e rivenduto.- Nell'esposto c'è il nome di un'associazione laziale che si occupa di
trovatelli.- Abbiamo trovato un contratto sottoscritto da un'associazione tedesca e dall'associazione del Lazio per la cessione ed il trasporto dei cani- spiega il legale. Se la versione contenuta nell'esposto presentato alle Procure di Rovereto e Bologna si rivelasse corretta, il trentino dovrà rispondere di tratta di animali, reati legati alla violazione del benessere dell'animale con l'aggravante dell'uccisione dei cani


L'ADIGE 11 GIUGNO 2010
La denuncia: traffico di cani da vivisezionare

ROVERETO (TN) - Da anni si parla della tratta dei cani destinati alla vivisezione e, soprattutto, di un fitto commercio di poveri randagi tra l'Italia e il mondo tedesco. Le bestiole, stipate su
camion, vengono trasferite in Germania e in Austria facendo sosta, pare, in Vallagarina. A riaprire il caso di questi presunti viaggi della morte sono stati l'europarlamentare del Pdl Sergio Berlato e l'avvocato della Federfauna Massimiliano Bacillieri che hanno presentato due esposti alle procure di Bologna e di Rovereto.
Secondo loro sarebbe in atto una tratta clandestina e illecita di cani randagi verso l'estero gestita anche da associazioni animaliste che su questo farebbero affari. «Con minacce e intimidazioni a chi tenta di smascherare un'attività che ha un giro d'affari di circa 40 milioni di euro all'anno». Sotto accusa sarebbe l'associazione «Canili Lazio» che, non a caso, da tempo organizza compravendite, per altro assolutamente legali, con la Germania. Il gancio lagarino, invece, lo si deve ad una stalla privata a Nord di Rovereto che, in alcune notti, si trasformerebbe in ostello di fortuna per i cani diretti in Europa, in altre parole una sorta di centro di stoccaggio.
(Articolo completo sull'Adige cartaceo) N.G.

La tratta dei cuccioli
1 - Rieti
I cani custoditi in un canile pubblico erano oggetto di "adozioni a distanza" con persone che pagavano per il loro sostentamento. Ma in alcuni casi le persone non li trovavano quando si recavano in visita la canile
2 - Lazio
Secondo l'accusa i cani venivano raccolti e trasportati verso società di ricerca medica, destinati alla vivisezione ed ai laboratori di ricerca con un traffico del valore stimato di oltre 40 milioni di
euro all'anno
3 - Rovereto
Secondo l'accusa l'organizzazione aveva una base a nord di Rovereto, in una vecchia stalla, dove i cani destinati alla Germania venivano raccolti e smistati. Il sospetto è che quelli in cattive condizioni o morti durante il trasporto venissero seppelliti
4 - Germania
Qui i cani provenienti dai canili venivano rivenduti alle società di ricerca medica: un bastardino in buone condizioni su questo mercato, vale tra i 30 ed i 40 euro. La denuncia parla di infiltrazioni mafiose nella tratta dei cagnolini.


FEDERFAUNA 10 GIUGNO 2010
Denunciata tratta di cuccioli randagi: business da 40 milioni...

Come ogni anno, è prevedibile che anche questa estate molti cani verranno abbandonati dai padroni che vogliono andare in vacanza senza "zavorre". Ma non è il solo guaio che può
capitare a questi "viventi non umani". Ora arriva anche la tratta dei randagi all'estero che, pare, coinvolga perfino alcune associazioni sedicenti animaliste. È la denuncia alla base di un esposto presentato alle procure di Bologna e Trento da un europarlamentare del Pdl, Sergio Berlato che parla di un business da 40 milioni di euro l'anno. Tra le associazioni coinvolte, ci sarebbe anche un onlus molto vicina alla sottosegretaria alla salute, Francesca Martini. Il meccanismo ufficiale
sarebbe quello delle "adozioni a distanza" di cuccioli che invece, una volta fuori, spariscono o vengono indirizzati alla vivisezione o alla sperimentazione su viventi. In altri casi vanno semplicemente rivenduti, «poiché in Germania un meticcio preso da un canile ha un
prezzo». Ci sarebbe una testimone, una signora che avrebbe aderito all'adozione a distanza e che, non riuscendo a venirne a capo, si è recata in Germania per avere notizie del cucciolo per il quale pagava.
Risultato: è stata picchiata e hanno dato fuoco alla sua auto.

FEDERFAUNA 10 GIUGNO 2010
Animali, Berlato: animalisti coinvolti in tratta dei randagi...

«Cani adottati spariscono all'estero, minacciato chi denuncia» (Il Giornale Di Rieti) dalla Redazione giovedì 10 giugno 2010 Tratta clandestina e illecita di cani randagi dall'Italia verso
l'estero, gestita anche da associazioni animaliste che su questo fanno affari. Con minacce e intimidazioni, in alcuni casi fisiche, a chi tenta di smascherare un'attività' che ha un giro d'affari «di circa 40 milioni all'anno». Sono le denunce alla base di un esposto depositato alle procure di Bologna e di Trento dall' europarlamentare del Pdl Sergio Berlato. Una vicenda in cui sarebbero appunto coinvolte anche importanti realtà di protezione animali. Come, ha spiegato Massimiliano Bacillieri, legale bolognese che segue la pratica, l'Associazione Canili Lazio Onlus, «vicina al sottosegretario alla Salute, Francesca Martini, che evidentemente non si è accorta di quello che succede».
L'associazione, ha proseguito l'avvocato, che ha parlato in una conferenza stampa in cui, oltre a Berlato, era presente un dirigente di Federfauna, ha firmato un protocollo con l'Asl di Rieti, con
Tecnovett, società di gestione del canile, altri due allevamenti e un'associazione tedesca, per «promuovere le adozioni a distanza». Solo che, come accade ad altri «canili del centro e sud Italia, gli animali vengono spediti all'estero e, una volta fuori, i cuccioli spariscono o vengono indirizzati alla vivisezione o alla sperimentazione su viventi». In altri casi vanno semplicemente rivenduti, «poiché in Germania un meticcio preso da un canile ha un prezzo». Uno degli
effetti è che, quando un cittadino che aveva adottato un animale va a vederlo di persona, non ne trova traccia. Sorte che è capitata ad una signora che viene citata nell'esposto come testimone, e che, per l'avvocato, «solo per aver voluto sapere di più dell'animale per cui pagava è stata picchiata e le hanno bruciato l'auto». Ad un poliziotto, invece, «che si è imbattuto in un camion che trasportava i cani, dopo che ha provato ad indagare, è stato sequestrato il figlio per un paio
d'ore, 'consigliandogli' il silenzio». Minacce che anche l'avvocato ha sostenuto di aver ricevuto. Si tratta di traffici, «travestiti da carità», per dirla con Berlato. Ma si contestano anche «evasione
fiscale e reati ai danni dei Comuni» che, per Bacillieri, «danno sovvenzioni ai canili per animali che magari sono già all'estero da tempo». (Ansa)





FEDERFAUNA 11 MAGGIO 2010
Traffici di animali. Italia più brava? Se se ne occupano gli animalisti!?!......

Il comunicato stampa dal titolo: "Tratta di cani all'estero: costante impegno del Ministero a
tutela degli animali da affezione e nel contrasto di movimentazioni illecite di animali da compagnia", emanato dal Ministero della Salute il 9/06/10 è secondo FederFauna molto interessante. È uscito subito dopo che è giunta notizia di un esposto, depositato in più Procure dall'europarlamentare Sergio Berlato, che denuncia traffici di animali da parte di "associazioni di protezione animale". Il Ministero ha ribadito che: "Al fine di regolamentare le adozioni internazionali di cani presenti nei canili italiani sono stati organizzati Tavoli tecnici con
tutte le associazioni di protezione animale e con i rappresentanti delle Regioni." Come? Per trovare soluzione ad un problema di traffici illeciti che coinvolgono associazioni animaliste, sono proprio associazioni animaliste ad essere interpellate? Ma il Ministero ha ribadito anche che:
"è stato definito un Protocollo di Intesa che è stato proposto formalmente alle autorità competenti dei Paesi in cui più frequentemente avvengono le adozioni, al fine di fornire ulteriori
garanzie di tracciabilità degli animali. Esso prevede, infatti, l'obbligo di controllo da parte dei servizi veterinari del Paese di destinazione dei cani e dei loro passaporti, nonché scambi di
informazioni tra i servizi veterinari ufficiali." È quantomeno lecito avere dubbi sulla fattibilità di tale progetto, visto che nemmeno l'intera popolazione canina italiana è completamente censita dall'anagrafe canina. Visto che sembrerebbe non esserci nemmeno l'anagrafe canina in diversi dei Paesi destinatari. Visto che gli stessi dati sul fenomeno del randagismo, che proprio le associazioni animaliste ci propinano in mille occasioni, sono spesso tra loro contrastanti
(generalmente in calo se usati per far vedere quanto sono bravi e in crescita se c'è da chiedere dei soldi). Per quanto riguarda gli scambi di informazioni tra i servizi veterinari ufficiali, facendo
un parallelo tra il traffico di randagi, che fino ad oggi non sembra trovare una gran sensibilità da parte di molti media e nella propaganda delle maggiori associazioni animaliste, e il ben più pubblicizzato traffico di cuccioli dall'Est, i rappresentanti di FederFauna ricordano quando si rivolsero alle autorità Ungheresi. Quando chiesero aiuto per trovare soluzioni al problema, oltre che delle introduzioni illecite, anche dei numerosi carichi di cuccioli partiti all'origine con tutte le certificazioni previste dalle norme comunitarie e comunque sequestrati una volta entrati in Italia, magari con la scusa della presunta difformità tra l'età dichiarata dal primo veterinario che aveva visto i cani e quella riscontrata dal collega italiano, la risposta degli Ungheresi fu che esistono norme dell'Unione Europea le quali già di per sé dovrebbero essere accettate ed applicate nello stesso modo da tutti gli Stati membri. Che loro tentavano di rispettarle e farle rispettare nel loro Paese, ma che nulla potevano fare una volta che i cani avevano varcato il confine. Ma forse l'Italia è più brava!... Noi abbiamo gli animalisti che collaborano con il nostro Ministero!...
Forse un domani arriveranno a dirci che se un cane si trova in vendita in Germania o in Austria su un sito animalista e animalista è stata tutta la filiera che lì l'ha portato, si tratterà di "commercio etico"!...

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